“I miei amici mi guardano come se fossi impazzita quando racconto dei miei nuovi progetti.
Alla fine ho smesso di condividere ed evito di parlare di lavoro con loro”.
Ti è mai capitato di trovarti in una fase di transizione importante e di sentirti meno compreso proprio dalle persone che ti conoscono meglio?
Di scoprire che chi immaginavi ti avrebbe sostenuto proprio in quel momento è invece una fonte di resistenza?
A me è capitato spesso, pur ritenendomi complessivamente soddisfatta della qualità della mia rete.
Però quel momento prima o poi arriva per tutte le persone che si trovano dentro una transizione.
Per me, è arrivato sia negli inneschi degli inizi, ad esempio quando ho iniziato la psicoterapia e quando ho voluto cambiare carriera,
ma anche nei continuum, in tutti quei passaggi che immaginiamo come on-off, ma che in realtà sono più che altro una serie di colori sfumati come in uno spettro cromatico.
Una delle scoperte più dolorose che facciamo durante le transizioni è che le persone che abbiamo sempre considerato la nostra rete di supporto possono diventare, loro malgrado, le nostrie principali sabotatrici.
La loro non è cattiveria.
A volte è amore.
Altre volte è anche paura, dovuta al bisogno umano, universale e comprensibile, di mantenere lo status quo quando il cambiamento degli altri minaccia la loro sicurezza emotiva.
Questo tema ritorna spessissimo nelle sessioni e nelle formazioni che tengo, e oggi vorrei esplorarlo con te proprio perché è un tema tabù.
Non sta bene dire e riconoscere che le nostre relazioni sono più degli ostacoli che degli alleati.
Di conseguenza non se ne parla.
Ma ci si sta male.
Le dinamiche
L’amore che imprigiona
Le persone che ti amano hanno investito emotivamente in una certa, specifica versione di te.
Una versione che le fa sentire sicure, le rassicura sui loro ruoli e sul loro posto nella tua vita.
Quando inizi a cambiare, senza volerlo metti alla prova questo equilibrio.
Non perché tu voglia far loro del male, ma perché il cambiamento, per sua natura, riorganizza i rapporti esistenti in una nuova configurazione che però rimane incerta nella sua forma finché non si è compiuta.
I tuoi genitori si sono abituati a vederti in un certo modo, hanno costruito la loro identità di genitori intorno a quella versione di te:
il figlio tanto buono, mai dato un problema, come non averlo.
la figlia tanto in gamba, averne di così responsabili e con la testa sulle spalle.
I tuoi amici hanno trovato il loro posto nella tua vita grazie alla dinamica che si è creata con la persona che eri.
Quella che magari diceva sempre sì, che si mimetizzava accomodante, che dava loro spazio e si faceva piccola piccola per questo.
La tua persona del cuore ha scelto te per quello che rappresentavi allora, per i sogni e i progetti che ha pensato di poter fare con quella persona lì.
Quando tu evolvi, loro si sentono destabilizzati.
Soprattutto durante le transizioni che non sono mai nette, ma richiedono spesso un tempo di durata variabile per incubazione, preparazione ed esecuzione.
Il modo più facile per gestire la destabilizzazione è cercare di riportarti alla versione precedente, quella che conoscevano e che li faceva sentire al sicuro.
Quella che non creava la paura di perdere qualcosa di prezioso: la prevedibilità del vostro rapporto.
Ma anche la loro identità.
Specchio riflesso?
C'è un'altra dinamica più sottile: il tuo cambiamento può far emergere nelle persone la consapevolezza che loro per prime non hanno saputo/ voluto/ potuto cogliere alcune opportunità.
Quando ti vedono crescere, esplorare, osare, una parte di loro si mangia le mani perché si confronta con le proprie scelte e con i cambiamenti che non hanno intrapreso per paura.
Da qui nascono una gamma di emozioni scomode: invidia, rimpianto, inadeguatezza, paura di essere lasciati indietro.
E spesso queste emozioni si traducono in commenti che sembrano protettivi ma che in realtà sono proiezioni delle loro paure.
Li puoi leggere nei vari:
ma sei sicuro - cosa vai cercando - bisogna accontentarsi.
Chi li fa crede di star parlando di te.
Ma sta anche parlando di sé, della sua vita e dei rischi che non ha voluto correre.
La paura dell’abbandono, camuffata
Una delle paure più antiche che il cambiamento attiva nelle persone vicine è quella dell'abbandono.
Se cambi, mi lascerai indietro?
Se diventi qualcun altro, ci sarà ancora posto per me nella tua vita?
Questa paura è spesso inconscia e proprio perché rimane sotto traccia, nascosta e camuffata, ha una forte influenza sui loro comportamenti.
Si manifesta con tentativi più o meno sottili di mantenerti dove sei,
di convincerti che il cambiamento non è necessario,
di farti sentire in colpa per voler evolvere.
I vari rimproveri passivo-aggressivi tipo:
Non ci sei mai - Sei sempre via - Prima ci sentivamo di più
sono tutti modi per esprimere il terrore che la tua crescita significhi la fine del rapporto per come lo hanno conosciuto finora.
In alcuni casi, che spero non ti riguardino, questi comportamenti sono agiti da chi inizia a intuire che non sei più malleabile o manipolabile come ti ricordava.
Che non può più far leva sulla tua vulnerabilità, perché la stai lasciando per far posto ad altro.
Un altro dove non può esserci spazio per dinamiche disfunzionali.
Come uscirne
Anzitutto un disclaimer: le transizioni non hanno un’unica uscita con l’insegna bella grande e luminosa.
Inolte, l’uscita non è sempre visibile, e non sempre ci si arriva in modo lineare e dritto.
Potresti trovare dei vicoli ciechi.
Delle strade interrotte.
Delle strade molto più faticose di quello che pensavi.
1. Non è personale
Il primo passo è prendere atto che la resistenza che incontri dalle tue persone non è tanto un giudizio sul tuo valore, sulla legittimità e sulla correttezza del tuo cambiamento, ma più che altro una reazione alla destabilizzazione del sistema in cui siete inserite.
I suoi commenti non parlano di te, ma della sua ansia per un cambiamento che non sa controllare, che rivela la sua inadeguatezza e la sua paura di non riuscire a starti accanto.
2. Ridisegna i tuoi cerchi
Non tutte le persone nella tua vita sono equipaggiate per sostenere ogni aspetto della tua transizione.
Ecco perché per preservarti è utile organizzare le tue relazioni in cerchi e decidere di condividere livelli diversi di vulnerabilità con persone diverse.
In un modo che potrebbe sembrarti controintuitivo 🤗
Cerchio interno
Qui ci sono persone che hanno già attraversato cambiamenti simili, che capiscono il processo, che possono sostenerti senza giudicare.
Possono essere:
Gruppi di supporto o di coaching.
Comunità di persone con interessi simili - tra queste ci sono le comunità di pratica.
Nuove persone che conosci con le attività legate al tuo cambiamento.
Mentori che hanno fatto percorsi simili al tuo.
Cerchio intermedio
Qui inserisci le persone che ti amano ma che potrebbero capire solo una parte della transizione.
Con loro puoi condividere i risultati e le macro tappe di progetto, omettendo scientemente le microtappe di confusione, perché potrebbero non capire e riversarti addosso il loro fardello di preoccupazione per te.
Visto che con loro è probabile tu abbia un buon livello di confidenza, potresti comunicare apertamente qual è il modo migliore in cui possono aiutarti in questa tua fase.
Ad esempio:
“Ho bisogno che mi ascolti senza darmi consigli.”
”In questo momento ho bisogno di incoraggiamento, non di analisi dei rischi.”
“Ti chiedo di fidarti di me anche se non capisci completamente quello che sto facendo."
Cerchio esterno
Qui ci sono le persone che preferiscono vederti in una condizione di stabilità, di vederti già arrivato al punto B risparmiandosi la transizione.
Tra queste, anche se fa male, potrebbe esserci la tua famiglia, o i tuoi amici storici.
Ecco perché dicevo che è un cerchio controintuitivo 🤓
Con loro, la raccomandazione è di mantenere le conversazioni su un territorio neutro e sicuro finché la tua transizione non è abbastanza consolidata.
Perché durante le transizioni la vulnerabilità è più alta ed è fondamentale riuscire a proteggersi.
Questo può significare:
Aggirare temporaneamente le condivisioni sui temi più caldi.
Ridurre il tempo passato insieme a persone particolarmente ostacolanti.
Creare spazi e momenti protetti per il tuo processo di crescita.
E siccome quando si parla di amici e famiglia i sentimenti sono contrastanti, potresti pensare di essere una brutta persona se tieni fuori queste persone dalla tua vita per come si sta delinendo nel magma.
Non lo sei.
Anzi: sei una persona che ha cura di sé e della relazione, perché mentre proteggi te stesso proteggi anche le tue persone da sentimenti ed emozioni che faticherebbero a gestire.
3. Clemenza e compassione
Spesso la resistenza viene dalla paura, non dalla cattiveria.
Ecco perché servono queste due parole magiche, che amo molto e che uso spesso.
Abbi clemenza per te, per la fatica che stai facendo a tenere insieme tutto durante la complessità di una transizione.
Abbi anche compassione per chi fa fatica ad accompagnarti per tutti i motivi che abbiamo visto fin qui.
Riflessione finale
Scoprire di non avere tutte le persone care lì con noi a sostenerci è una lezione dolorosa ma preziosa.
Perché da qui si impara a fare una distinzione necessaria:
- chi ti ama e, proprio per questo, ti lascia crescere;
- chi ti ama solo se rimani dove ti ha trovato.
Non tutti sono attrezzati per accompagnarti in ogni fase della tua vita.
E va bene così.
Anche questa è vita.
Ci sentiamo presto.
Nel frattempo, fai scintille ✨
🙋🏼♀️ Sono Margot Deliperi: Career Coach e Formatrice
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