Nella mia vita lavorativa ho sbagliato un sacco di cose.
Alcuni di questi sbagli, ho scoperto studiando, avvengono perché si fondano su comportamenti che abbiamo appreso e interiorizzato.
La cosa bella c’è ed è che così come li abbiamo appresi, possiamo anche disapprenderli 🤓
Ho pensato di parlare di questo tema, oggi, perché molte persone attorno a me stanno cambiando lavoro o ruolo, facendo (o subendo) le performance review e una scintilla in più può fare la differenza, non tanto - o non solo - per il tuo percorso lavorativo, ma per come stai tu, che è la cosa più importante 🫶
Lavorare a testa bassa senza dirlo
Sono purtroppo cresciuta in una cultura lavorista, dove il lavoro era misura del valore personale e la sofferenza un mero effetto collaterale.
Stai male? Lavora.
Lo stipendio è basso? Lavora.
Ti fanno fare due ruoli in uno? Lavora di più.
In questo contesto, ho fatto tanta fatica a imparare come creare un dialogo costruttivo tra me e il mio lavoro.
Ecco quindi da dove arriva il primo errore, scoperto quando un mio capo mi ha detto che non sapeva cosa facessi tutto il giorno.
Aveva ragione: io lavoravo tanto e a testa bassa ma non lo aggiornavo “formalmente” su cosa stessi facendo. Non pensavo di doverlo fare perché ero convinta che lo avrebbe dedotto dalle email che gli scrivevo e a cui - comunque - mi rispondeva.
Qui arriva la prima dura lezione che vale in tutti gli ambiti di lavoro, in azienda, in agenzia e anche da freelance con la tua committenza.
Mentre aspettiamo che la cultura manageriale si evolva, tieni a mente che il tuo capo non è lì per dedurre cosa stai facendo, come ti stai muovendo, che risultati stai portando.
È lì per portare acqua al suo mulino e un po’ di quell’acqua gliela devi portare tu, anche se pensi che quello non sia il tuo lavoro.
(Se ‘sta cosa ti irrita, siamo in due).
Quindi:
1. Tieni il Diario (o l’excel) Dei Risultati dove scrivi le cose che stai facendo e l’impatto che generano.
Ti aiuterà ad avere una risposta corretta e pronta in caso di bisogno.
Per approfondire il tema, qui c’è una Scintilla dedicata ai Risultati che non parlano da soli
2. Crea una routine per aggiornare periodicamente il tuo capo nei meeting e via email. È sufficiente un elenco puntato ben fatto e con il diario dei risultati ci metterai pochissimo a farlo.
Come frequenza, cerca di trovare una giusta misura. Ti direi di fare un riepilogo almeno una volta alla settimana ma, nel dubbio, prova a chiedergli esplicitamente qual è una frequenza di aggiornamento che considera ragionevole.
3. Nel riepilogo, mostragli come quello che stai facendo è legato anche alle sue priorità. In una gerarchia verticale ahimè è così.
(Se ‘sta cosa ti irrita, siamo in due anche qui).
4. Non temere di disturbare.
È lavoro.
E, per lavoro, stai parlando di cose di lavoro.
Lavorare a testa bassa senza alleanze
Altro sbaglio che ho fatto, riconducibile alla combo malefica di introversione (che non è timidezza, ma predilezione per la vita interiore) e lavorismo.
Non chiacchierare, lavora!
Salta il pranzo, lavora!
Cosa fai al caffè, scioperata, lavora!
Peccato che il lavoro è fatto soprattutto di relazioni, sia esterne che interne all’organizzazione.
Quando tutto il tuo impegno va nel “puro lavoro” è difficile che ti rimanga spazio per fare due chiacchiere coi colleghi, offrire aiuto, e fare così girare il tuo nome anche fuori dal tuo ufficio.
Con poco spazio di osservazione rischi anche di perderti il funzionamento del triangolo magico Potere/ Autorità/ Influenza.
A me, e immagino anche a te, è capitato spesso di vedere il giardiniere parlare col CEO più di quanto ci parli il Direttore Xy o di vedere il magazziniere decidere quali spedizioni partono prima in base a chi lo chiede.
Succede perché chi ha Autorità formale non è detto che abbia anche Potere e Influenza e chi è influente non per forza ha anche Autorità.
Quindi:
1.Alza la testa dalla tastiera, forzati un pochino e vai a conoscere le persone con genuino interesse.
2.Divertiti a inquadrare le relazioni in base allo schema Potere/ Autorità/ Influenza.
C’è qualche elemento che non avevi ancora considerato e che ora ti è evidente?
In questo scenario, dove sei tu? E dove vorresti essere?
E il tuo capo, dov’è 🤓 ?
Studiare a testa bassa prima di fare un passo
Pensare che la conoscenza di tutto lo scibile debba essere la tua unica priorità quando inizi un nuovo lavoro è una trappola molto subdola.
È anche una trappola confortevole perché ne esci moralmente ineccepibile: chi mai può biasimarti per voler imparare di più?
Ci si casca quando si crede di dover dimostrare qualcosa: di solito succede all’inizio di un nuovo lavoro o all’inizio di un percorso da manager.
Io ci sono caduta perché lo studio è sempre stata la mia attività preferita e la mia salvezza nei momenti difficili.
Solo che man mano che fai esperienza, “come sei” conta più di “quello che sai”.
E le aspettative su di te non sono più che tu diventi la persona più preparata dell’ufficio, ma la persona che interagisce, comprende le dinamiche ed entra nei meccanismi dell’organizzazione per fluidificarli.
Se anche tu ti trovi nel pantano del “oddio non ne so abbastanza, sparisco e torno a farmi vedere quando ne so a sufficienza”, ti invito a fare due cose controintuitive.
La prima: chiedi al tuo capo cosa ci si aspetta da te nel tuo ruolo. Sicuramente ci sarà della competenza hard mescolata però con elementi della sfera soft.
La seconda: lascia andare lo scudo protettivo che ti dà la conoscenza e indossa gli abiti di chi è professionista perché vive il lavoro come un processo continuo dove sapere, fare ed essere sono legati in una morbida treccia, che inizia quando e dove decidi tu ✨
🛟 Due libri-salvagente che mi sono stati molto utili
Se vuoi condividere i tuoi sbagli per sbagliare meno in vista di un cambiamento importante mi trovi qui: margotdeliperi@gmail.com ✨